Droghe e bambini: un fenomeno allarmante
Droghe sempre più accessibili per i giovani e i bambini: un allarme lanciato dall’Associazione culturale pediatri (Acp), che ha evidenziato come i costi delle sostanze stupefacenti stiano diminuendo e l’età media del primo contatto con le droghe stia drammaticamente calando. “Non dobbiamo preoccuparci solo delle sostanze da sole, ma anche di come queste si intersecano con i moderni dispositivi elettronici,” hanno avvertito gli esperti durante il 36.esimo congresso tenutosi a Jesolo. Secondo il dott. Giorgio Ricci, direttore del Centro Antiveleni Aoui Verona, “l’età media per il primo contatto con le droghe è attualmente di 12 anni, spesso avviene attraverso passaparola o davanti alle scuole.” Il Fentanyl, ad esempio, è oggi una sostanza alla portata di tutti, e una mini-dose di eroina costa quanto la paghetta di un bambino, circa 5 euro.
Il fenomeno non riguarda solo l’accesso fisico alle sostanze, ma anche i cambiamenti nelle modalità di consumo. Le droghe ora vengono vendute principalmente online, seguendo un modello simile a quello del passaparola associato alla musica rap o ai rave. I pediatri mettono in guardia: “La sostanza non viene assunta solo per il suo effetto, ma per il rito che accompagna l’assunzione, trasformando l’esperienza in un momento di socializzazione.” Questo avviene in un contesto in cui i giovani si sentono spinti a ricercare esperienze esotiche e stimolanti, incrementando il rischio di incidenti fatali, come dimostrato dal recente decesso di un giovane in Veneto a causa di ‘ayahuasca’.
Il panorama delle droghe sta cambiando drasticamente, con implicazioni potenzialmente devastanti per la salute dei giovanissimi. I pediatri e gli esperti della salute pubblica esortano a un’attenzione maggiore verso queste emergenti problematiche, per arginare la crescita di questo preoccupante fenomeno.
L’età della prima volta e il costo delle sostanze
L’età media in cui i giovani entrano in contatto con le droghe si attesta ora a soli 12 anni. Questo dato allarmante, evidenziato da Giorgio Ricci, direttore del Centro Antiveleni Aoui Verona, mette in luce un cambiamento profondo nelle abitudini giovanili. Il contatto con le sostanze stupefacenti avviene prevalentemente attraverso il passaparola, spesso nei pressi delle scuole, creando un ambiente fertile per la diffusione di tali pratiche pericolose.
Il calo vertiginoso dei costi delle sostanze, in particolare del Fentanyl e dell’eroina, rende queste droghe ancora più accessibili per i giovani. La possibilità di acquistare una mini-dose di eroina a soli 5 euro equivale alla paghetta di un bambino, un dato che solleva interrogativi inquietanti sulla facilità con cui i ragazzi possono procurarsi sostanze potenzialmente letali. Questa accessibilità economica, unita alla riduzione dell’età di inizio del consumo, segnala un cambiamento culturale nell’approccio all’uso di droghe tra i giovanissimi.
Le nuove generazioni, anche a causa di un ambiente sociale mutato, sembrano meno spaventate dai rischi associati all’uso di sostanze psicoattive. “La sostanza era vista prima come un mezzo di ribellione; ora è vista come un tramite per la socializzazione”, ha osservato Ricci. Questo shifts nel modo di percepire le droghe rende necessario un intervento più incisivo da parte di genitori e educatori, affinché i giovani vengano resi consapevoli dei pericoli connessi al consumo di sostanze che, una volta sperimentate, possono portare a scenari di dipendenza e overdose.
Nuove modalità di smercio e socializzazione
I metodi di smercio delle droghe sono cambiati radicalmente negli ultimi anni, passando da modalità tradizionali al commercio online. Le droghe non vengono più vendute solo nei luoghi pubblici, ma si sono spostate in un’ambiente virtuale, facilitato da piattaforme e social media. Questo nuovo approccio rispecchia il comportamento giovanile contemporaneo, trasformando l’act di assunzione in un rituale di socializzazione piuttosto che una semplice ricerca di sballo. Gli esperti, tra cui il dott. Giorgio Ricci, avvertono che i giovani si avvicinano alle sostanze per esprimere appartenenza a gruppi sociali e per partecipare a rituali collettivi, simili a quelli del ‘Binge drinking’.
La condivisione dell’esperienza induce una familiarità con le sostanze, favorendo un’inaccettabile normalizzazione verso il loro uso. La ricerca di esperienze esotiche, come l’assunzione di sostanze psichedeliche come l’ayahuasca, spaesano ulteriormente la gioventù, contribuendo a incidenti tragici e a casi di morte. Ciò solleva interrogativi sulla reale percezione dei rischi associati al consumo e sull’educazione riguardante le sostanze psicoattive. I viveri sociali oggi sono caratterizzati da una fusione tra il consumo di droghe e l’interazione sociale, rendendo l’argomento ancora più complesso da affrontare.
In questo contesto, le esperienze di consumo diventano occasioni sociali che si amplificano attraverso la tecnologia. I giovanissimi, sempre più avvezzi all’uso dei social network, sono facilmente influenzati da modelli comportamentali che incoraggiano l’uso di droghe. Si innesca così un circolo vizioso: l’uso di sostanze diventa un mezzo per sovvertire inibizioni sociali, mentre la quotidianità è pervasa da frequenti stimoli virtuali. In virtù di ciò, gli esperti non possono che esortare a una vigilanza collettiva più consistente, capace di contrastare la spirale pericolosa che coinvolge i giovani e l’accesso a sostanze sempre più pericolose.
L’impatto delle sostanze psicoattive sulla gioventù
La crescente accessibilità e normalizzazione dell’uso di sostanze psicoattive tra i giovani sta avendo un impatto preoccupante sulla loro salute mentale e fisica. Secondo i dati del Parlamento, quasi 960.000 giovani tra i 15 e i 19 anni in Italia hanno sperimentato almeno una volta sostanze illegali, con oltre 680.000 di loro che lo hanno fatto nell’ultimo anno. Questo fenomeno, avvertito come emergenza sanitaria non solo in Italia ma anche in tutto il mondo, fa emergere l’importanza di un intervento precoce e coordinato.
Giorgio Ricci ha sottolineato come la percezione delle droghe sia cambiata radicalmente. In passato il loro uso era associato a un atto di ribellione e rifiuto nei confronti della società; oggi, al contrario, molte giovani generazioni vedono nelle sostanze strumenti per migliorare la socializzazione e ridurre l’ansia in situazioni sociali. Queste nuove dinamiche contribuiscono a un’uso sempre più impulsivo e rischioso delle sostanze, con l’emergere di effetti collaterali gravi e indesiderati.
I pediatri avvertono che il confinamento della vita sociale ai social network ha alimentato una dipendenza dalla convalida sociale, portando i giovani a cercare conforto e appartenenza anche attraverso il consumo di droghe. Inoltre, la facile reperibilità di sostanze, unitamente agli acquisti online, incalza un contesto in cui i genitori e gli educatori devono essere vigili. Le sostanze, ora immagazzinate non solo negli armadietti degli adolescenti ma anche virtualmente, possono far perdere il controllo sui comportamenti problematici.
La mancanza di consapevolezza sui rischi associati può comportare gravi conseguenze. Nell’era della digitalizzazione, dove tutto è accessibile con un clic, l’assenza di barriere fisiche ha reso la dipendenza da droghe una realtà più vicina che mai. È fondamentale che adulti e professionisti della salute pubblica collaborino per creare programmi educativi e spazi di confronto, al fine di affrontare queste problematiche con la serietà e l’urgenza che necessitano.
Rischi emergenti: Fentanyl e ‘kit del suicidio’
Il Fentanyl rappresenta una delle principali preoccupazioni nella lotta contro le sostanze stupefacenti. Questa droga, altamente potente e letale, ha fatto il suo ingresso in Italia con allarmi che non possono essere trascurati. “Nel 2023, 75.000 persone sono morte negli Stati Uniti per overdose da Fentanyl”, ha ricordato Giorgio Ricci durante il congresso, evidenziando come negli Stati Uniti sia stata dichiarata la peggiore emergenza sanitaria dal dopoguerra. Anche in Europa, le statistiche sono preoccupanti: nel 2021, si contavano 137 morti per overdose, un numero allarmante soprattutto nei paesi Baltici e in Germania, ma anche in Italia si registrano casi di decessi legati a questa sostanza, come il recente caso di un ragazzo di 27 anni in Veneto.
Un’altra minaccia emergente sono i ‘kit del suicidio’, venduti liberamente su internet e facilmente accessibili ai giovani. Queste sostanze, a base di nitriti, possono portare a gravi conseguenze come arresto cardiaco. “Già 5 i casi mortali in Italia,” ha avvertito Ricci, segnalando la crescente diffusione di questi kit, che si stanno proiettando da una realtà canadese al nostro paese. La facilità con cui i giovani possono reperire queste sostanze online è estremamente preoccupante e richiede un intervento immediato da parte delle autorità competenti.
La combinazione tra l’accessibilità delle droghe e la carenza di informazione sui loro pericoli sta creando un contesto di vulnerabilità tra i giovani. Dispositivi come smartphone e social media amplificano la facilità con cui queste sostanze possono essere commercializzate e acquistate, rendendo necessario un lavoro di sensibilizzazione e prevenzione mirato. Esperti e pediatri esortano intanto a sviluppare programmi educativi che affrontino in modo diretto la questione, al fine di dotare i giovani di un capitale culturale e informativo utile a prevenire l’abuso e le conseguenze devastanti legate all’uso di sostanze psicoattive.