PLEF nell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile” (ASviS) riunisce circa 70 organizzazioni e fondazioni italiane come PLEF – Planet Life Economy Foundation – Onlus.
PLEF è una libera Fondazione senza scopo di lucro che si occupa di dare concretezza ai principi della Sostenibilità al fine di includerli nelle dinamiche gestionali dell’impresa (strategie, competitività, valore aggiunto, finanza, processi produttivi, ecc.) facendo attenzione alle reali aspettative dei cittadini/consumatori (qualità di vita, emozione, piacere, divertimento).
PLEF promuove la realizzazione di un nuovo modello economico e sociale in grado di creare vero “Valore” (economico, sociale, ambientale, umano) superando le tesi contrapposte della “Crescita” o della “Decrescita”. Dal 2013 è membro del Consiglio Nazionale della Green Economy, organo consultativo dei Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico. Presidente di PLEF, – sede a Milano in Viale Beatrice D’Este, 4 – è Emanuele Plata.
La Fondazione si rivolge principalmente al mondo delle imprese e della comunicazione, nonché a tutti quei soggetti che ruotano attorno ad esso, incluse Istituzioni, Amministrazioni, ONG, Istituti di ricerca ed Università. Ma il fulcro, su cui si fonda ogni pensiero ed attività di PLEF, è sempre e comunque il cittadino con le sue esigenze, i suoi sogni, il suo stile di vita, la gioia di vivere e di partecipare.
L’obiettivo che si pongono i membri dell’Alleanza è quello di cambiare rotta ai modelli di sviluppo economico attuali e consolidare la sostenibilità come valore fondante a livello globale. L’ambizione dell’Alleanza, raggiungendo i target di sviluppo sostenibile dell’Agenda Globale 2030, è quella di orientare le persone verso un percorso condiviso e ritenuto necessario basato su forme di uguaglianza e egualitarismo nei confronti delle strutture economiche, naturali, umane, sociali del capitale.
Come ricordava Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza, si tratta di un cambiamento di paradigma: «l’economia, la società, le istituzioni non sono sperate ma sono come sono sempre state, ovvero unite e lo abbiamo visto quando la crisi economica è diventata sociale ed poi istituzionale». La sostenibilità perciò è una sorta di etica secolare, ovvero si dimensiona nella società coinvolgendola integralmente.
L’Italia ha molto lavoro da fare per rispettare l’impegno preso nei confronti dell’agenda sullo sviluppo sostenibile stilata dall’ONU. Questo non è un compito con degli obblighi legali, ma con un obbligo morale: la sostenibilità è conditio antropologica raggiungibile solamente attraverso la rimozione delle discriminazioni perpetrate a livello economico, giuridico, sociale e culturale sussistenti tra generi e generazioni; a livello di universalità, richiamando il coinvolgimento di tutti i Paesi, ognuno impegnato nell’adempimento del proprio programma specifico definito in base a obiettivi e strategie; a livello di partecipazione, prevedendo un coordinamento territoriale e globale, diffuso e trasversale, a tutte le parti che compongono la società.
Come ha sottolineato Giovannini: «non ci sono più differenze tra paesi, SIAMO TUTTI PAESI IN VIA DI SVILUPPO SOSTENIBILE». Tutti i paesi, nessuno escluso, devono fare la loro parte, così anche le persone, con i loro comportamenti, questo è il cambiamento fondamentale da fare. Come metteva bene in luce il Presidente dell’ASvis Pierluigi Stefanini: «la prospettiva della sostenibilità comporta un importante lavoro prima di tutto su se stessi, peraltro avendo la consapevolezza che il valore degli altri è fondamentale».
A questo proposito il Presidente della Camera Laura Boldrini ha evidenziato come non ci sia più il tempo per la riflessione sul tema: «il male della nostra società è l’apatia, ovvero il considerare tutto lontano» e sottolineando di contro l’urgenza di passare all’azione: solo per citare il caso del nostro paese «dal 1980 ad oggi le disuguaglianze sono aumentate del 33% a fronte del 13% della media dei paesi dell’OCSE».
«Le disuguaglianze di genere – ha proseguito il Presidente Boldrini – l’accesso a fonti di energie pulite ed a basso costo, il lavoro dignitoso, la lotta alla povertà la riconversione del sistema industriale, la produzione di cibo in maniera responsabile sono temi che possono essere affrontati e risolti solamente costituendo un’alleanza e questa alleanza dimostra maturità in questo, che vuole mettere in atto una strategia non settoriale dello sviluppo, che ha la volontà di perseguire anche un ideale di giustizia sociale che assicura un ritorno economico adeguato».
La sostenibilità ha bisogno di esprimersi attraverso parametri qualitativi che favoriscano una visione di sviluppo sensibile alle istanze ecologiche, antropologiche e territoriali. In tale prospettiva la sostenibilità è una visione che si fonda proprio a partire dal singolo gesto, dal locale e quindi da una dimensione per così dire “micro” e si espande attraverso una progettazione sinergica e negoziale in grado di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili dello sviluppo: ambiente, economia e società.
La Fondazione PLEF intende dare il proprio contributo all’Alleanza consapevole che l’unico percorso percorribile sarà quello che porterà l’Italia verso un vero sviluppo sostenibile praticando una capacità collaborativa estesa e includente nei confronti della comunità e società civile, parti sociali e autorità pubbliche, a testimonianza del fatto che tutto sia inter-connesso e inter-contestualizzato.