ALG, sindacato dei giornalisti lombardi, “La Lombarda” per gli amici, compie 130 anni.
—- di Paolo Brambilla – Trendiest News —- A fine 2020 gli iscritti all’Associazione Lombarda dei Giornalisti sono 4215, di cui 3.555 professionisti e 660 pubblicisti e collaboratori.
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Erano le due di notte del 24 luglio 1890, come ci ricorda l’attuale presidente Paolo Perucchini sul numero di dicembre del mensile “Il Giornalismo”, organo ufficiale dell’associazione: nel Salone della Camera di Commercio in via Meravigli 12, a Milano, sette giornalisti stilarono la bozza dello statuto dell’Associazione, su mandato di una ventina di colleghi. Erano Desiderio Archinti, Achille Bersellini, Giuseppe Bolognesi, Giuseppe Gandolfi, Osvaldo Gnocchi-Viani, Antonio Gramola ed Emanuele Pugliesi. Il 16 agosto successivo la data ufficale di fondazione.
Una storia lunga 130 anni a difesa dell’informazione
“La motivazione, spiega Giancarlo Tartaglia, storico della Fnsi, era assicurare una forma
solidaristica di mutuo soccorso, non come uno strumento di attività politica, ma come un’attività lavorativa con legittima rappresentanza nel giornalismo in Lombardia. Il compito era aiutare ogni giornalista nell’adempimento dei suoi doveri e nel conseguimento dei suoi diritti”.
Lo Statuto non prevedeva alcuna divisione tra i giornalisti pubblicisti e i professionisti: la distinzione arrivò soltanto nel 1907. Alla Lombarda potevano aderire “le persone che esercitavano la professione del giornalismo”, cioè, come precisava l’articolo 4 dello stesso Statuto, i direttori, i redattori, i corrispondenti ordinari, i collaboratori ordinari, gli amministratori, gli editori-proprietari o i proprietari dei giornali.
Furono eletti a far parte del Comitato Direttivo: Giuseppe Bolognesi (redattore de La Lombardia), Achille Bersellini (Il Sole), Giuseppe Gandolfi (direttore de Il Villaggio), Eugenio Zorzi (L’Italia del Popolo), Desiderio Archinti (Il Secolo), Francesco Pozza (direttore di Guerin Meschino), Luigi Bignami (Il Corriere della Sera), Dario Papa (L’Italia del Popolo), Carlo Romussi (redattore capo e futuro direttore de Il Secolo).
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Furono eletti anche Ernesto Teodoro Moneta (direttore de Il Secolo, premio Nobel per la pace nel 1907), Eugenio Torelli Violler (ideatore e cofondatore nel 1876 del Corriere della Sera che diresse fno al 1898), Anna Kuliscioff (che con Filippo Turati dal 1885 al 1891 fondò e diresse “Critica Sociale”, la rivista del socialismo riformista italiano) e Ulrico Hoepli, storico editore.
Collegio dei Probiviri: Emilio Turati (direttore Corse – scherma), Osvaldo Gnocchi- Viani (Il Sole), Alfredo Comandini (direttore de La Lombardia) ed Emanuele Pugliesi (direttore de Il Commercio).
Walter Tobagi
Indimenticabile la presidenza di Walter Tobagi, iniziata nel 1978: ma tragicamente terminata il 28 maggio 1980, con cinque colpi di pistola esplosi da un “commando” di terroristi. La sua carriera giornalistica era iniziata in modo informale già ai tempi del liceo. Al Parini , noto liceo classico di Milano, era redattore del giornalino studentesco “La Zanzara”, divenuta testata storica per un processo, inimmaginabile oggi, innescato da “Gioventù Studentesca” per un articolo sull’educazione sessuale (in quella redazione, insieme a Walter, mio carissimo compagno di classe, c’ero anch’io, ndr).
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Come ha raccontato successivamente Leonardo Valente “Walter preparava gli articoli con la stessa diligenza con cui al liceo faceva le versioni di latino e greco e all’università si dedicava alle ricerche storiche: una montagna di appunti, decine e decine di telefonate di controllo, consultazione di leggi, regolamenti, enciclopedie. Insomma svolgeva una mole di lavoro enorme per un pezzo di due cartelle. Ma quando finalmente si metteva alla macchina da scrivere si poteva esser certi che dal rullo sarebbero uscite due cartelle di oro colato”. Confermo.
Con lucida visione, al convegno “Fare cronaca fra segreto professionale e segreto istruttorio” da lui presieduto, Walter Tobagi affermava: “Le notizie di padre ignoto non servono perché, al lettore al quale si dà un’informazione, si deve anche dire in quel momento o lasciare intendere oppure fornire gli elementi che consentano l’identificazione di qual è la fonte che ha diffuso in quel momento quella informazione; se non si fa questo i giornali rischiano di diventare degli strumenti che servono per guerre combattute per conto terzi”. Il giorno dopo veniva assassinato.
Anni difficili
Patrizia Pertuso, redattrice del mensile “Il Giornalismo“, ha raccolto le testimonianze di numerosi protagonisti della vita della “Lombarda”. Maurizio Andriolo, Presidente dal 1992 al 1996 e dal 2001 al 2004, ricorda così i momenti salienti del suo mandato: “Erano anni trafficati, pieni di contestazioni. C’erano una profonda dialettica e un forte dibattito interno malgrado le divisioni in correnti che secondo me sono sempre state una disgrazia per il mondo del giornalismo. Quando ero presidente si sentiva ancora l’eco di momenti difficili che culminarono con la strage di piazza Fontana e l’assassinio di Tobagi. In tutto questo la Lombarda funzionava bene tra dibattiti interni e rapporti con i CdR. Ricordo che si percepiva una divisione politico/sociale tra i giornalisti in base alla testata di appartenenza. Il Corriere della Sera era quella dominante, ma i colleghi del Giorno gli stavano alle calcagna per scippargli il titolo”.
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Mariagrazia Molinari è stata la prima presidente donna della storia dell’Alg (e fino ad oggi l’unica), dal 1996 al 2001. Daniela Dirceo, anch’essa redattrice de “Il Giornalismo“, le chiede come siano stati gli anni del suo mandato: “Stimolanti, complicati, faticosi. Sentivo molto forte la responsabilità del dover far fronte a un mandato importante, non cercato. L’investitura, se così si può definire, mi è arrivata da Giorgio Santerini, leader di Stampa Democratica, che, da segretario Fnsi era riuscito a strappare agli editori il miglior contratto della storia dei giornalisti. E io ero la prima donna giornalista chiamata a guidare la più importante e rappresentativa associazione territoriale in Italia.
Con una situazione così complessa, per me c’erano necessità imprescindibili: conquistare la fiducia dei colleghi – la professione è stata per decenni declinata soprattutto al maschile – guadagnare sul campo il rispetto degli editori, intercettare i rischi di un futuro in cui le regole deontologiche iniziavano a
mostrare smagliature e strappi, qua e là”.
Per Giovanni Negri, Presidente dal 2004 al 2014 “È stata un’esperienza unica. Si è passati da un’editoria grassa, ricca di integrativi aziendali, che miglioravano diritti e stipendi, a un’editoria in crisi epocale, che stiamo vivendo ancora oggi. La Lombardia è la capitale dell’editoria: quotidiani nazionali, quotidiani provinciali storicamente radicati nel territorio, tv e radio nazionali e regionali. Il 90 per cento dei periodici è editato in Lombardia. E poi i giornali elettronici. Molto del nuovo è nato qui. Qui sono forti le responsabilità di chi è chiamato a garantire diritti e doveri sanciti dal Contratto Nazionale e dalle leggi sul lavoro”.
Concludiamo con la testimonianza di Paolo Perucchini, presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti dal febbraio 2015. “Quelli che stiamo vivendo sono forse gli anni peggiori per la categoria dei giornalisti dal secondo dopoguerra a questa parte. La crisi strutturale e quella congiunturale del sistema informativo, il ruolo sempre maggiore dei social media – troppo spesso usati come veicolo di informazioni non controllate e non controllabili -, i grandi player che rastrellano tutta la pubblicità, hanno determinato perdite dei diritti, diminuzione dei contrattualizzati, precarizzazione e sfruttamento della professione.
Da ultimo è arrivata la pandemia Covid-19: che ha messo in ginocchio diverse realtà editoriali, a repentaglio moltissimi posti di lavoro e, cosa di non poco conto, ha introdotto in maniera massiccia l’uso del lavoro da remoto, definito comunemente “smartworking”.
Il sindacato dei giornalisti, davanti a questi sconvolgimenti, ha dovuto cambiare pelle. E lo ha fatto cercando un sempre maggiore contatto con i colleghi e difendendo in modo costante i diritti, economici e normativi. È così che molte volte, in questi ultimi anni, l’Associazione è entrata nelle redazioni e ha aiutato i colleghi non più solo con le vertenze, ma con battaglie anche legali e con manifestazioni, fash mob, presenze dirette davanti alle sedi delle aziende”.
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Qui il link alla testata “Il Giornalismo”, organo ufficiale dell’associazione, con i numerosi approfondimenti cui ha fatto riferimento questo articolo.
In corteo per il Primo Maggio, con la collega Letizia Mosca, giornalista di Radio Popolare impegnata da sempre nel sindacato lombardo, prematuramente scomparsa la scorsa estate
Ph. credits “Il Giornalismo”
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