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  • AI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

AI generativa e la protezione delle opere creative: un appello urgente

  • Redazione Assodigitale
  • 23 Ottobre 2024
AI generativa e la protezione delle opere creative: un appello urgente

Uso non autorizzato delle opere creative

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L’uso non autorizzato delle opere creative, in particolare da parte delle aziende di intelligenza artificiale generativa, rappresenta una minaccia significativa per il futuro degli artisti e dei creatori. La reale portata del problema è emersa con chiarezza attraverso una presa di posizione pubblica di oltre 13.000 professionisti del settore creativo, tra cui musicisti, scrittori, attori e artisti di vario genere. La preoccupazione predominante è che molte di queste aziende si avvalgano indebitamente del lavoro di creatori senza ottenere le necessarie licenze, compromettendo così i diritti e i mezzi di sussistenza di coloro che producono contenuti artistici.

Indice dei Contenuti:
  • AI generativa e la protezione delle opere creative: un appello urgente
  • Uso non autorizzato delle opere creative
  • L’appello dei creatori
  • Critiche alla legislazione attuale
  • Dati e copyright nell’IA generativa
  • L’industria musicale contro le aziende di AI


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La dichiarazione firmata dai professionisti sottolinea come la formazione dei modelli di intelligenza artificiale avvenga frequentemente utilizzando opere protette da copyright, senza alcun compenso per gli autori. Per gli artisti, questo non è solo un problema etico, ma una questione che influisce sulla loro sicurezza economica. Le cause legali contro aziende di intelligenza artificiale come OpenAI sono già in corso, segno della crescente frustrazione nell’affrontare un sistema che sembra giustificare l’uso di opere creative al fine di favorire l’innovazione tecnologica senza retribuire adeguatamente i creatori.

Un aspetto che emerge dalla discussione è l’importanza di stabilire un dialogo diretto con i creatori di contenuti. La premessa su cui si basa il dibattito è che le opere artistiche non possono essere considerate merce da utilizzare liberamente, ma piuttosto risultati del lavoro e della creatività umana, che meritano una protezione adeguata. Questa protezione non è solo un modo per garantire una giusta remunerazione, ma è anche essenziale per mantenere vivi gli stimoli creativi necessari in qualsiasi settore artistico.


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L’appello non è solo una reazione emotiva, ma un invito a riconsiderare le norme e le leggi riguardanti il copyright in un’epoca di rapida evoluzione tecnologica. È fondamentale che, mentre ci si muove verso l’adozione dell’intelligenza artificiale, si trovino modi per bilanciare le esigenze del progresso tecnologico con i diritti degli individui creativi. La protezione degli artisti sarà cruciale per garantire che l’innovazione non avvenga a spese della creatività e del lavoro altrui.

L’appello dei creatori

Un nuovo e significativo movimento sta prendendo piede nel panorama culturale, con oltre 13.000 creatori che hanno rivolto un appello urgente per proteggerli dall’uso non autorizzato delle loro opere artistiche da parte delle aziende di intelligenza artificiale generativa. Tra i firmatari della dichiarazione si trovano nomi illustri della creatività contemporanea: musicisti e autori vincitori di premi prestigiosi, attori di fama mondiale e registi, tutti uniti nella lotta per il riconoscimento dei diritti d’autore.

Questo appello, che sottolinea la gravità della situazione, evidenzia come le tecnologie emergenti stiano attingendo indiscriminatamente al patrimonio creativo senza il consenso dei suoi autori. Numerosi artisti hanno evidenziato che il loro lavoro non può essere utilizzato come semplice materiale di formazione per algoritmi, ma rappresenta il frutto di anni di dedizione e impegno. Come ha osservato un autore firmatario, “Ogni parola, ogni nota, ogni immagine è parte della nostra essenza e non può essere estratta e riprodotta a piacimento”.

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Alla base di questa mobilitazione c’è la richiesta di riforme legislative che possano adeguatamente tutelare i diritti dei creatori in un contesto che sta evolvendo rapidamente. Le parole dei firmatari risuonano con chiarezza: è imperativo ascoltare le voci di coloro che sono oggetto di sfruttamento, mentre le aziende di intelligenza artificiale operano in un vuoto normativo che risulta sempre più insostenibile.

Illustri esponenti dell’industria culturale, come Julianne Moore e Thom Yorke, hanno messo in evidenza come tali pratiche non solo minacciano la loro esistenza economica, ma ledono anche l’integrità artistica. “Vogliamo essere parte della discussione su come l’intelligenza artificiale dovrebbe interagire con le opere creative”, ha dichiarato un altro firmatario, sottolineando la necessità di un’alleanza tra tecnologia e creatività.

Inoltre, aziende del settore creativo e associazioni di categoria hanno manifestato il loro supporto alla petizione, dimostrando una coscienza condivisa riguardo alle sfide attuali. Con la pressione di artisti affermati e organizzazioni del settore, si spera che le istituzioni possano rispondere con misure concrete, garantendo che il futuro dell’arte e della creatività non sia compromesso dalla ricerca di profitto delle aziende di intelligenza artificiale.

Critiche alla legislazione attuale

Le attuali legislazioni riguardanti i diritti d’autore si trovano di fronte a una sfida senza precedenti con l’emergere delle tecnologie di intelligenza artificiale generativa. Questa situazione ha sollevato interrogativi fondamentali sul modo in cui le opere creative vengono tutelate in un mercato in continua evoluzione, dove le pratiche non autorizzate da parte delle aziende di AI sono diventate all’ordine del giorno. Le richieste di riforma normativa si intensificano, con diverse voci che si fanno portavoce di un’urgenza di cambiamento.

Tra le critiche principali emerge la proposta di un sistema di ‘opt-out’ recentemente avanzata nel Regno Unito. Questo sistema consentirebbe alle aziende di intelligenza artificiale di utilizzare contenuti protetti da copyright, a meno che gli autori non si oppongano esplicitamente. Secondo molti creatori e rappresentanti del settore, tale approccio è non solo ingiusto, ma anche inefficace: richiedere a ogni artista di difendere proattivamente i propri diritti è una responsabilità eccessiva e poco realistica, considerando l’asimmetria di potere nelle relazioni tra creatori e grandi aziende tecnologiche.

Anche negli Stati Uniti, la situazione è complessa. La proliferazione di cause legali da parte di artisti danneggiati da pratiche di sfruttamento mette in evidenza un sistema legislativo che non è riuscito a tenere il passo con l’innovazione tecnologica. Autori celebri come John Grisham e George R.R. Martin stanno facendo sentire la loro voce in tribunale contro aziende come OpenAI, sottolineando la necessità di regole che tutelino adeguatamente i diritti d’autore e il lavoro creativo. La loro battaglia riflette una crescente frustrazione verso un sistema che non riconosce il diritto dei creatori a controllare l’uso delle loro opere.

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Un ulteriore aspetto critico è rappresentato dalle posizioni dei governi e delle istituzioni in merito all’uso delle opere protette. L’idea di modificare le leggi sul copyright per favorire le aziende tecnologiche a discapito della creatività originale mostra una mancanza di rispetto e di comprensione per il lavoro svolto dagli artisti. Come affermato da Ed Newton-Rex, ex dirigente di una società di AI, “Il diritto di un artista di essere compensato per il proprio lavoro è inviolabile e non deve essere sacrificato sull’altare dell’innovazione”.

Il dibattito è ulteriormente complicato dalla necessità di trovare un equilibrio tra il progresso tecnologico e la tutela della creatività. Le aziende di intelligenza artificiale sono chiamate ad affrontare una responsabilità etica nell’utilizzo di contenuti creativi, e la legislazione deve evolversi per riflettere queste esigenze. Senza un intervento deciso da parte dei legislatori, i creatori potrebbero ritrovarsi sempre più vulnerabili, mentre il potere delle aziende di AI cresce in modo esponenziale, portando a un’ulteriore erosione dei diritti d’autore.

Dati e copyright nell’IA generativa

Col proliferare delle tecnologie di intelligenza artificiale generativa, la questione dell’uso dei dati protetti da copyright ha assunto un’importanza cruciale. I modelli di AI vengono alimentati con enormi quantità di materiale, spesso senza il consenso di chi lo ha creato. Recenti studi condotti da esperti del settore, come quelli presentati da Silke von Lewinski del Max Planck Institute for Innovation and Competition di Monaco, mettono in evidenza come l’addestramento di questi sistemi comporti una violazione endemica dei diritti d’autore.

Questi sistemi non solo scaricano contenuti per l’addestramento, ma anche durante il processo di generazione delle risposte riproducono e manipolano opere protette, il che solleva interrogativi sulla legalità di tali pratiche. “La capacità dei sistemi di intelligenza artificiale è resa possibile dal maggior furto di dati nella storia!” ha dichiarato Karin Schmidt-Friderichs, presidente dell’Associazione tedesca degli editori e librai, ponendo l’accento sulla necessità di una riflessione profonda riguardo al rapporto tra creatività e tecnologia.

Le aziende di AI generativa fortunatamente non hanno potuto ignorare il crescente discontento nel settore creativo. L’industria musicale, ad esempio, sta prendendo posizione contro la violazione dei diritti d’autore attraverso cause legali mirate. A giugno, la Recording Industry Association of America (RIAA) ha avviato due azioni legali come risposta a pratiche che considerano predatorie e ingiuste, accusando aziende come Suno e Udio di aver utilizzato il patrimonio musicale globale per addestrare i loro algoritmi senza alcun compenso per gli artisti.

Le cause contro queste startup non sono solo un segnale di resistenza, ma riflettono una necessità sempre più urgente di stabilire norme chiare e giuste per l’uso del materiale protetto. Attualmente, il contesto legale è ambiguo e inadeguato, lasciando i creatori vulnerabili. Le problematiche legate alla raccolta dei dati e al copyright sollecitano un dibattito pubblico e legislativo critico.

L’assenza di protezione adeguata per i diritti d’autore in un’epoca di rapida evoluzione tecnologica porta a una ponderazione fondamentale: come garantire che i creativi ricevano un giusto riconoscimento per il loro lavoro, in un tempo in cui le opportunità di sfruttamento sembrano proliferare? Senza una revisione profonda delle leggi sul copyright, il rischio per l’ecosistema creativo è significativo, con potenziali ripercussioni sulla qualità e sull’autenticità dell’arte e della cultura nel loro complesso.

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L’industria musicale contro le aziende di AI

Recentemente, l’industria musicale ha manifestato un forte dissenso nei confronti delle startup di intelligenza artificiale che avanzano pratiche considerate illecite. Quest’estate, la Recording Industry Association of America (RIAA) ha intrapreso azioni legali nei confronti di Suno e Udio, per presunta violazione del copyright. Questi servizi, capaci di generare brani musicali attraverso semplici prompt, sono accusati di aver sfruttato indebitamente l’intero patrimonio musicale globale durante il loro processo di formazione.

Le cause, rispettivamente depositate presso il Tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto del Massachusetts e presso il Tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto meridionale di New York, evidenziano l’intensificarsi della tensione tra la musica tradizionale e le nuove tecnologie. Queste azioni legali non sfidano solamente i metodi delle startup AI, ma pongono anche interrogativi di fondo sul rispetto dei diritti d’autore in un’epoca dominata da innovazioni che attingono a risorse artistiche senza permessi precisi.

Le accuse mosse dalla RIAA sottolineano la crescente preoccupazione dell’industria rispetto a come l’intelligenza artificiale possa erodere il valore artistico e commerciale della musica. Con l’aumento di tali tecnologie, la gratuità con cui vengono utilizzate opere protette diventa una questione che può mettere in pericolo la sostenibilità economica di musicisti e compositori. L’argomento si complica ulteriormente, considerando che molte di queste opere musicali rappresentano anni di lavoro e dedizione, e non semplici dati da cui ricavare nuova produzione.

Il panorama legale attuale, caratterizzato da ambiguità, richiede un’attenzione particolare. Artistici di spessore avvertono che il semplice utilizzo di opere per l’addestramento di algoritmi può facilmente tradursi in violazione dei diritti d’autore. L’idea che il consenso possa essere trascurato in favore della rapidità e dell’innovazione tecnologica è respinta con fermezza da chi vive di e per la musica. L’industria musicale, storicamente vulnerabile a furti e appropriazioni indebite, ora utilizza i mezzi legali per difendere il proprio operato e garantire che la creatività non venga sfruttata in modo iniquo.

Le reazioni da parte dei musicisti sono scaturite anche dalla crescente paura di trovarsi a fronte di un modello di business nel quale il loro lavoro possa essere non solo copiato, ma anche riprodotto e distribuito senza un adeguato compenso. Questa situazione fa parte di un discorso più ampio riguardante il futuro della creatività nell’era digitale, dove il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro autorale devono necessariamente essere integrati con le innovazioni tecnologiche.

Con il supporto unanime degli artisti e delle giunte direttive delle case discografiche, le azioni legali intraprese segnano un decisivo passo avanti nella difesa dei diritti in un contesto che si evolve rapidamente. È imperativo che il settore creativo e i governi collaborino per stabilire regole chiare che possano garantire un equilibrio tra sviluppo tecnologico e giusti diritti d’autore.


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