AI aziendale: perché il 75% dei progetti si rivela un fallimento
Riflessione sulla falla dell’AI nelle aziende
Negli ultimi anni, molte aziende si sono lanciate in una corsa frenetica per implementare soluzioni di intelligenza artificiale (AI), spinti dalla convinzione che queste tecnologie possano rivoluzionare i loro modelli di business. Tuttavia, la realtà è che un elevato numero di queste iniziative, circa il 75%, non raggiunge gli obiettivi prefissati. Questo tasso di insuccesso non deriva solo da una scarsa implementazione tecnologica, ma spesso dalla mancanza di un adeguato allineamento tra l’AI e la strategia aziendale. Si assiste quindi a una disconnessione tra investimenti enormi, stimati in 60 miliardi di dollari entro il 2026, e ricavi che si prevede raggiungeranno solo i 20 miliardi. Questo crea un significativo divario economico che evidenzia l’urgenza di un ripensamento strategico.
Molti leader insistono sull’adozione dell’AI come se fosse la panacea per ogni sfida. Tuttavia, ciò che emerge è che l’integrazione di nuove tecnologie nei vecchi processi aziendali non solo non garantisce vantaggi competitivi, ma potrebbe anche ostacolare l’innovazione. Spencer Fung, CEO di Li & Fung, utilizza un’analogia illuminante: le aziende che adottano l’AI senza ripensare i propri modelli di business sono paragonabili a quelle che tentano di digitalizzare un cavallo e una carrozza, mentre i competitor già lavorano su automobili digitali. In sostanza, il semplice fatto di equipaggiare un modello di business obsolete con tecnologie all’avanguardia non basta. È necessaria una revisione radicale delle pratiche aziendali.»
In un contesto in cui i dati storici, su cui si basa l’AI, possono rivelarsi inaffidabili a fronte di cambiamenti repentini nel mercato, le organizzazioni devono affrontare obiettivi più ambiziosi. In questo panorama, è fondamentale che le decisioni aziendali non vengano prese isolatamente, ma considerando le implicazioni più ampie che le questioni economiche e geopolitiche possono avere. La saggezza degli esperti è cruciale; essi forniscono un contesto che i modelli algoritmici spesso non riescono a cogliere. John Sicard, CEO di Kinaxis, sottolinea che esporsi ciecamente ai modelli matematici è rischioso e potrebbe portare a conseguenze disastrose, come evidenziato dalle difficoltà incontrate durante la pandemia.
La lezione che emerge dalla riflessione sulle iniziative di AI fallite è chiara: l’innovazione digitale deve essere supportata dalla creatività umana e dall’esperienza. Le aziende devono riconoscere che, per avere successo, l’AI deve essere integrata a modelli di business flexibili e innovativi, dove il sapere umano e l’intuizione rivestono un ruolo fondamentale. Ignorare l’importanza di queste competenze, in un’epoca in cui l’AI sta rapidamente evolvendo, potrebbe essere un errore fatale.»
Il rischio di digitalizzare vecchi modelli di business
La mera adozione di tecnologie sempre più moderne e avanzate non implica automaticamente che un’azienda possa ottenere un vantaggio competitivo. Infatti, l’integrazione dell’intelligenza artificiale in modelli di business obsoleti può rivelarsi un’azione controproducente. Le aziende tendono a sovrastimare i benefici immediati derivanti dall’implementazione di AI, dimenticando che essa deve andare di pari passo con una rivalutazione sostanziale dei processi interni e delle strategie aziendali. Un approccio olistico è cruciale per evitare che l’AI venga utilizzata come una mera sovrastruttura su un’infrastruttura già fragile.
La digitalizzazione di processi tradizionali, privi di innovazione e adattabilità, è paragonabile a tentare di modernizzare un veicolo trainato da un cavallo. Spencer Fung, amministratore delegato di Li & Fung, ha messo in guardia contro questa pratica, sottolineando che le aziende che non ripensano i propri modelli sono destinate a rimanere indietro di fronte a concorrenti più audaci e pronti a innovare. Non è sufficiente dotare un’organizzazione di nuove tecnologie; la vera sfida risiede nel modificare la mentalità e le pratiche lavorative in modo che possano sfruttare appieno le potenzialità dell’AI.
In un contesto caratterizzato da continue evoluzioni, i dati storici su cui si basano molti algoritmi potrebbero non riflettere accuratamente la realtà attuale. Il fallimento di numerosi modelli predittivi durante la pandemia è un chiaro esempio di questa vulnerabilità. Ogni impresa deve rendersi conto che le decisioni non vengono mai prese in un vuoto: fattori esterni come le dinamiche economiche e geopolitiche, l’andamento del mercato e le crisi globali devono essere considerati. La conoscenza settoriale e l’intuizione umana sono elementi che possono fare la differenza in situazioni critiche, proprio come un pilota esperto prende il controllo di un aereo in condizioni meteorologiche avverse.
Ignorare l’importanza dell’expertise umana e la sua integrazione con l’AI può compromettere seriamente l’efficacia delle iniziative aziendali. Il pensiero tradizionale che escluda una revisione completa dei modelli afferenti ai processi aziendali è destinato al fallimento. Le aziende hanno la responsabilità di riflettere sulla loro struttura, mirando a un approccio innovativo che unisca tecnologia e creatività umana, che possa garantire un impatto significativo sul mercato. Senza tale adattamento e ripensamento, ogni tentativo di digitalizzazione rischia di essere un’illusione, anziché un’opportunità reale di crescita e sviluppo.»
L’importanza della creatività e delle competenze interpersonali
In un contesto sempre più dominato dall’automazione e dalle tecnologie avanzate, diventa fondamentale non dimenticare l’importanza della creatività e delle competenze interpersonali nelle organizzazioni. Man mano che l’intelligenza artificiale si integra sempre di più nei processi aziendali, è vitale che le imprese non perdano di vista l’elemento umano, che risulta cruciale per il successo. Secondo le observazioni di diversi leader del settore, è evidente che la capacità di risolvere problemi e di interagire efficacemente con gli altri è ciò che distingue le aziende di successo. Ted English, ex CEO di TJX Companies, sottolinea che la leadership richiede un mix di istinto, esperienza e conoscenza, elementi che non possono essere semplicemente replicati da una macchina.
In effetti, man mano che l’AI si fa carico di compiti sempre più complessi, cresce il rischio di atrofizzazione delle competenze umane. Questo non solo riguarderebbe la perdita di conoscenze vitali, ma anche una diminuzione delle capacità decisionali. Le aziende, quindi, devono attuare strategie per sviluppare e mantenere le capacità interpersonali tra i dipendenti. Le competenze più ricercate oggi includono la comunicazione efficace, la risoluzione dei conflitti e la capacità di lavorare in team. Anche se l’alfabetizzazione digitale è essenziale, è chiaro che le competenze interpersonali rappresentano un’area critica che spesso viene trascurata.
Maria Villablanca, cofondatrice e CEO di Future Insight Network, evidenzia come le aziende abbiano bisogno di “risolutori di problemi creativi” in grado di affrontare le sfide in modi innovativi. Le macchine possono svolgere compiti ripetitivi e analizzare dati su larga scala, ma non possono sostituire la creatività umana. Quando si tratta di trovare soluzioni nuove e migliori, è l’intuizione e l’ingegnosità degli esseri umani che fa la differenza. Le aziende che investono nello sviluppo di queste competenze non solo possono affrontare meglio le sfide ma ottimizzano anche le performance complessive.
Un esempio illuminante è fornito da Rod Harl, CEO di Alene Candles, la cui decisione di investire nella formazione dei dipendenti su competenze interpersonali ha portato a una crescita del fatturato dell’80% in cinque anni. Harl afferma che combinare abilità interpersonali con la creatività rappresenta la “salsa segreta” del successo. Le aziende che capiscono il valore delle relazioni personali di lungo termine tendono a prosperare in un mercato competitivo. Questa visione pone le basi per una cultura aziendale resiliente e innovativa, essenziale in un’epoca in cui l’AI e le tecnologie digitali stanno cambiando il panorama lavorativo.
In definitiva, con l’AI che si fa carico di sempre più compiti, è vitale che le aziende centrino la propria attenzione sulle capacità umane, concentrare gli sforzi nel coltivare la creatività e le competenze interpersonali si rivela non solo strategico, ma anche essenziale per garantire una competitività sostenibile. Le aziende devono quindi guardare oltre l’automazione: è l’umanità, con le sue capacità uniche, a fare la differenza nel raggiungere il successo lungo termine in un mercato sempre più complesso e interconnesso.
Il valore del talento umano nell’era dell’AI
Nel panorama aziendale contemporaneo, dove l’intelligenza artificiale riveste un ruolo sempre più centrale, il talento umano emerge come un fattore insostituibile. La capacità di interazione umana e le competenze relazionali si dimostrano determinanti nel garantire il successo delle iniziative di AI. Peter Cameron, CEO di Lenox, mette in evidenza che “nulla sostituisce le relazioni personali a lungo termine”, un concetto che trova conferma nei cambiamenti strutturali e operativi delle aziende moderne. Le organizzazioni non possono permettersi di trascurare il valore che le persone apportano; l’interazione umana rimane alla base di una cultura aziendale fiorente.
Con l’avanzare dell’automazione, c’è il rischio concreto di un’atrofizzazione delle competenze, un effetto indesiderato che può compromettere l’innovazione e la decisione strategica. È cruciale, quindi, che le aziende non solo trattengano i talenti esperti ma anche investano nella formazione e nello sviluppo delle capacità interpersonali. Le competenze che risultano fondamentali per i leader e i team oggi includono la comunicazione efficace, la gestione delle emozioni e la capacità di risolvere conflitti. Se l’alfabetizzazione digitale è certamente necessaria, non si può sottovalutare l’importanza di competenze umane che, per loro natura, richiedono tempo e investimento per essere coltivate.
Rod Harl, CEO di Alene Candles, ha condiviso come la sua azienda abbia beneficiato di questa comprensione, registrando un aumento del fatturato dell’80% in cinque anni dopo aver puntato sulla formazione delle competenze interpersonali e tecniche di mindfulness. Harl descrive questo approccio come “la salsa segreta”, sottolineando come la combinazione di creatività e competenze umane possa portare a risultati straordinari. Le aziende devono coltivare una cultura in cui le relazioni siano valorizzate, poiché è in queste interazioni che si nascondono opportunità di crescita e innovazione.
Maria Villablanca, cofondatrice e CEO di Future Insight Network, evidenzia la necessità di “risolutori di problemi creativi”, persone capaci di affrontare le sfide in modi non convenzionali. Le macchine, per quanto avanzate, non possono sostituire l’unicità della prospettiva umana, che è essenziale per identificare e implementare soluzioni innovative. La creatività umana, quindi, diventa una risorsa strategica; le aziende devono investire in spazi e tempi in cui la creatività possa prosperare, come workshop collaborativi o sessioni di brainstorming.
In questo contesto, è fondamentale che i leader aziendali riconoscano che l’AI, sebbene potente, rappresenta solo una parte dell’equazione. La vera forza competitiva risiede nella sinergia tra tecnologia e capitale umano. Ignorare il valore del talento umano in un’epoca dominata dall’automazione equivarrebbe a compromettere il potenziale innovativo e la sostenibilità a lungo termine delle organizzazioni. È quindi imperativo che le aziende abbraccino un approccio integrato, dove l’umanità e l’AI lavorano insieme per creare un futuro più luminoso e prospero.
Strategie per un’integrazione efficace dell’AI
Per le aziende che aspirano a trarre il massimo dall’implementazione dell’intelligenza artificiale, è imperativo adottare strategie che superino la mera adozione tecnologica. L’integrazione efficace dell’AI richiede un approccio sistematico che miri a rinnovare i modelli di business esistenti, concentrandosi sur l’allineamento tra tecnologia e strategia aziendale. In questo contesto, la trasformazione non è solo tecnica, ma richiede un ripensamento profondo della cultura organizzativa e dei processi interni. È fondamentale che i leader riconoscano che l’AI deve essere vista come un catalizzatore per l’innovazione, piuttosto che una soluzione a breve termine per problemi esistenti.
Un primo passo verso un’integrazione riuscita è quello di sviluppare una visione chiara e condivisa riguardo a come l’AI possa contribuire agli obiettivi strategici dell’azienda. Questo implica che i dirigenti devono coinvolgere i vari stakeholder sin dall’inizio, garantendo che le iniziative siano allineate con le esigenze reali del mercato e i desideri dei clienti. La creazione di un ambiente collaborativo in cui i team possono esplorare le potenzialità dell’AI e testare nuove idee è cruciale. Le aziende potrebbero implementare laboratori di innovazione, dove i dipendenti possano sperimentare e sviluppare progetti pilota, contribuendo a una cultura di apprendimento continuo.
Inoltre, è essenziale fornire formazione specifica per il personale, non solo in termini di abilità tecniche, ma anche di soft skills. La capacità di lavorare insieme, comunicare in modo efficace e risolvere i conflitti sono componenti vitali per assicurare che l’AI venga integrata in modo armonioso nei processi aziendali. Investire nel miglioramento delle competenze interpersonali contribuirà non solo a maximizzare il rendimento dell’AI, ma anche a consolidare la coesione interna del team. Un approccio che privilegia la formazione continua e lo sviluppo delle persone porterà a un ambiente di lavoro più dinamico e proattivo.
È cruciale, poi, monitorare costantemente l’impatto delle tecnologie AI implementate. Il modo migliore per farlo è tramite l’analisi dei dati e dei risultati, che devono guidare le decisioni future riguardanti l’uso dell’AI. Le analisi predictive e altre soluzioni tecnologiche possono aiutare a identificare rapidamente eventuali problemi e consentire agli stakeholder di apportare modifiche tempestive. Un ciclo di feedback continuo garantisce che l’uso dell’AI sia sempre in linea con gli obiettivi aziendali e le necessità del mercato.
Le aziende devono rimanere aperte all’adattamento e alla flessibilità. L’AI si evolve rapidamente e le dinamiche di mercato possono cambiare; dunque una mentalità agile è fondamentale. Essere disposti a rivedere e modificare le strategie alla luce delle nuove informazioni è ciò che permetterà alle organizzazioni di rimanere competitive. Un impegno costante per l’aggiornamento delle competenze e delle tecnologie impiegate, combinato con una cultura aziendale incentrata sulle persone, sarà la chiave per un’integrazione dell’AI che produca risultati significativi e sostenibili nel lungo termine. È evidente, quindi, che le aziende che riusciranno ad attingere a questa sinergia tra tecnologia e umano non solo prospereranno, ma definiranno anche il futuro del business nel contesto dell’AI.