AGRILAB: l’università Bocconi inaugura un laboratorio di ricerca in agricoltura
AgriLab è la sintesi perfetta di quello che la ricerca può fare in un Ateneo con passione e dedizione e grazie ad un sistema aperto, flessibile, dinamico in cui le persone ripongono le aspettative per il proprio futuro. Si tratta del nuovo laboratorio realizzato dalla School of Management bocconiana con il contributo di ANGA e della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi – Agribusiness Research Initiative.
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di Letizia Dehò
Gli obiettivi sono ampi e sfidanti in questo laboratorio di ricerca: l’idea è di contribuire concretamente a rinnovare un settore che oggi si trova di fronte a sfide ed opportunità nuove e che richiedono pertanto competenze sempre aggiornate.
Gianmario Verona
Il rettore dell’università Bocconi, il dott. Gianmario Verona:” E’ un evento a cui tengo particolarmente per due ragioni: in primis il legame che mi lega formalmente all’associazione Invernizzi con cui stiamo ottenendo risultati straordinari. La ricerca moderna è il cuore dell’università soprattutto in un paese dove i fondi statali sono insufficienti e quindi è necessario avere stakeholders come loro. Il secondo motivo è che finalmente riusciamo a valorizzare un tema chiuso nel dimenticatoio. Oggi lo chiamiamo Agribusiness, ma è un argomento che esiste da anni, si è rinvigorito grazie a dinamiche internazionali soprattutto di dimensione cittadina (Expo). In queste ore quello che sta succedendo ci ricorda quanto importante sia riporre l’attenzione a questo aspetto della filiera, il punto di partenza che è l’agricoltura. E per fare ciò si deve partire dalla formazione”.
Al momento giusto e con gli strumenti giusti
Da un punto di vista del timing, è un progetto che arriva al punto giusto. C’è sempre più attenzione e sensibilità, soprattutto nel mondo delle nuove start-up, a tutto quello che concerne l’impatto ambientale, sostenibilità, del benessere, della qualità della vita, della qualità del cibo. Un corso di studi che può avere un ruolo trasversale e che sempre più si apre a nuovi ambiti del nostro vivere, la nutrizione per esempio. Quando si lancia un progetto che ha questa ambizione ci sono tre concetti chiave e sono i prerequisiti del successo: direzione, continuità e connessione. Questo progetto le rispetta tutte e tre: la direzione è fornire competenze in un settore sempre più trasversale, l’orizzonte temporale è triennale -per adesso-, la connessione è con tutti gli attori della filiera. Altro fattore di successo: il progetto sarà affidato ad un gruppo di lavoro molto competente. Negli anni 90 c’era già questa iniziativa formativa, poi è stato interrotto e oggi di nuovo l’università è tornata ad organizzarsi su questo tema. Poi questo magico incontro con fondazione Invernizzi che ha dato vita a questo laboratorio e ha fatto fare un salto di qualità. È un passo avanti per la ricerca a Milano e in tutta Italia.
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Fondazione Invernizzi
Quello che è noto è che il Cavaliere, Ernesto Invernizzi, aveva una grande passione per l’agricoltura e la terra come beneficio. Come fondazione ha 800 ettari di patrimonio naturalistico e circa la metà è destinata a fini naturalistici, ma l’altra metà è gestita con altri operatori e aziende agricole. Per la fondazione l’agricoltura è importante ed è nel suo DNA. Pochi anni fa hanno chiesto all’università se ci fosse qualcuno che si occupasse del settore agricolo. Una domanda che ne sottende un’altra: come si fa a formare bene i proprietari terrieri? L’agricoltura che non interessa solo la fondazione ma ha conseguenze su tutta l’impresa italiana
Il primato italiano
Se consideriamo il valore aggiunto dell’agricoltura italiana siamo al primo posto in tutta Europa, siamo oltre 30 miliardi di euro. E dal punto di vista merceologico siamo al primo posto in 17 categorie diverse, ina ltre 16 al secondo. L’italia è nelle posizioni di testa dappertutto e abbiamo una grossa responsabilità. Ma c’è anche il tema che se siamo così bravi, dobbiamo farlo sapere, comunicarlo anche all’estero. Come? Dobbiamo essere innovativi, non dobbiamo solo difenderci, ma dobbiamo portare idee nuove per rafforzare questa posizione di leadership. Da qui un’altra riflessione: il bene agricolo non soddisfa più solo delle esigenze nutrizionale, ma è diventato qualcosa di più complesso. Il prodotto agricolo diventa l’espressione di uno stile di vita.
Esempio delle pesche
Le pesche di possono vedere in due modi diversi: da una parte andiamo dal fruttivendolo e le compriamo per pura nutrizione, dall’altra parte in estremo oriente, la visione della pesca è diversa: la pesca è un oggetto estremamente raffinato, che deve essere perfetto, che impacchetto in modo delizioso, e che poi regalo. In questo modo si passa dai 3 ai 10 euro a chilogrammo a pesca. Questo significa che una conoscenza superiore insieme ad un approccio rispettoso ed etico verso le risorse naturali sono in grado di sviluppare un modello sostenibile e duraturo che bilanci le esigenze della comunità umana con le risorse che ci offre la terra. E da questo punto di vista, siamo convinti che Agrilab diventerà punto di riferimento importate per comprendere e sviluppare strategie delle dinamiche agricole in Italia.
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La visione è che AgriLab sappia coltivare nuovi giovani che portino contributo di innovazione a questo settore e in questo paese.
Confagricoltura
L’azienda agricola è un’impresa e AgriLab è un supporto per gli studenti. Un centro di ricerca di agricoltura manca in Italia nonostante sia un paese così profondamente agricolo. I giovani imprenditori (oggi 18 mila under 40) hanno profilo diverso da qualche decennio fa, gente che si interessa all’internazionalizzazione, che prova e sperimenta e soprattutto pronta a ricevere indicazioni dai giovani analisti per avere una spinta in più sui grandi mercati. Confagricoltura chiede a questo nuovo centro di ricerca delle analisi economiche per avere, come giovani imprenditori, una prospettiva globale di questo settore. Per esempio noi italiani partiamo in deficit perché le condizioni imprenditoriali italiane sono più difficili rispetto all’estero e rischiamo in abbassare il valore dei nostri prodotti di conseguenza. Dunque prodotti di altissima qualità ed eccellenza come l’olio di oliva, sono superati dai valori esponenzialmente più elevati della soia coltivata per esempio in Turchia.
Innovazione e sostenibilità
Innovazione significa soprattutto una filiera più corta, ma non solo. C’è un mondo da aprire e che oggi gli imprenditori italiani sono pronti ad affrontare. Sostenibilità non è quanta erba verde si ha nel proprio orto, la sostenibilità è economia: l’impresa deve essere sostenibile economicamente, questa è la chiave di volta. Ma le aziende non chiedono un sostegno economico: chiedono di essere preparate come tutte le altre aziende, avere gli stessi strumenti, del resto del mondo.
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Letizia Dehò
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