L’incidente di Roswell, quello che vide vittima un equipaggio alieno in un paesino del New Mexico, non è affatto un mito, ma (probabilmente) “una straordinaria realtà”. Parola di Angelo Carannante, presidente del Centro Ufologico Mediterraneo.
Google, quindi, avrebbe poco da scherzare come ha fatto con il doodle che ha dedicato all’evento in occasione del 66esimo anniversario. Certo, anche Carannante usa tutta la cautela del caso. Ma la ricostruzione del primo ‘ufo crash’ merita di essere fatta nel dettaglio.
“La leggenda iniziò proprio con un comunicato stampa in cui veniva affermato senza mezzi termini che era precipitata un’astronave aliena. Tuttavia, la vicenda, dopo le smentite di rito, cadde nel dimenticatoio. E solo dopo decine e decine di anni, precisamente nel 1978, in un’intervista rilasciata all’ ufologo e fisico nucleare Stanton T. Friedman, il maggiore Jesse Marcel, che nel 1947 fu fotografato con i resti del pallone sonda, affermò che a Roswell precipitò una vera e propria nave spaziale aliena”.
“Toccare il mito di Roswell – continua Carannante – potrebbe sembrare blasfemo, ma alcuni rilievi è giusto farli. L’ufologo Kevin Randle ad esempio, pur concordando con la natura extraterrestre dell’UFO di Roswell, non è d’accordo sul luogo della caduta e su alcune circostanze ipotizzate da Friedman, in quanto non ritiene credibili alcuni testimoni”.
“Inoltre – fa presente il presidente del Centro Ufologico Mediterraneo – bisogna considerare il fatto che la memoria umana è notoriamente fallace, per cui ricordare un evento ad una trentina di anni di distanza, pur nella piena consapevolezza dell’eccezionalità dello stesso, è possibile, ma in maniera distorta e limitata”.
“Tuttavia – fa notare Carannante – ci sono anche argomenti a favore della realtà del racconto di Roswell: la prima versione ammessa proprio dalle autorità di un’astronave aliena precipitata; tante, troppe testimonianze che confermano il fatto e, negli ultimi anni, grazie al progresso tecnologico, un elemento nuovo che ha spiazzato non poco le versioni “ufficiali” dell’ufo crash di Roswell, rinforzando quanto affermato dagli ufologi. Infatti, nella mano sinistra del generale Ramey, in una foto datata 1947 si vede un foglio di carta ovviamente piegato, ma con il non trascurabile particolare che lo stesso foglio è rivolto con il lato scritto proprio verso la macchina fotografica. Ebbene, con le moderne tecniche fotografiche si sono letti inequivocabilmente i termini “Disk” cioè disco, e “Victims” vale a dire vittime”.
“Viene da pensare – conclude il rappresentante del Centro di Ufologia Mediterraneo – che Roswell sia più di un mito. I segreti militari, anche quelli più duri a resistere e classificati al massimo livello di segretezza, al massimo dopo poche decine di anni vengono inevitabilmente svelati, anche perché spesso non si ha più interesse a custodirli. Invece, nel caso Roswell, non siamo in presenza di un segreto militare. Ma di qualcosa di molto, molto di più…”